Il mecenatismo di un principe carismatico
Massimiliano Rossi
ABSTRACT
Con questo contributo si intende mostrare quanto, nei dodici anni in cui Cosimo II de’ Medici fu granduca di Toscana, il dispiegamento di una mitologia politica, fondata su genealogie più o meno credibili, e di una conseguente esemplarità, gremita di figure intercambiabili ma rivissute come modelli persino comportamentali, sia stato all’origine di una cospicua produzione figurativa intesa come concreta emanazione di quell’aura sacrale rivendicata alla casata, con sistematica determinazione, dal figlio di Ferdinando e di Cristina di Lorena. Ripercorrendo soprattutto oratoria funebre è evidente quanto il modello del re santo per eccellenza Luigi IX di Francia, personaggio carismatico acquisito dalla casata medicea in virtù delle nozze lorenesi del 1589, sia risultato normativo per la costituzione dell’immagine esemplare del Granduca, avendone fatalmente ispirato gli atti di governo, la condotta personale, l’atteggiamento nei confronti dei sudditi. Eppure, la costituzione di un vero e proprio topos encomiastico potrebbe testimoniare realmente l’adeguamento consapevole da parte di Cosimo II (e dunque immediatamente riconosciuto) a quei modelli ai quali si raccordavano le ricostruzioni genealogiche (per esempio Eraclio) o che in esse finivano inevitabilmente coinvolti (Goffredo di Buglione, ancora Luigi IX). A noi pare, cioè, che proprio il venerato sovrano capetingio, modello della trattatistica antimachiavellica contemporanea, sia stato particolarmente prediletto certamente a causa di circostanze storiche disponibili a strumentali analogie, ma anche per via di un comune destino personale di sofferenza, a ragione della malattia che colpì il principe nel 1614 e della morte precoce a poco più di trent’anni. Inoltre l’assimilazione con san Luigi, di volta in volta, misericordioso, campione di Cristo contro l’Islam, ma sovrano pacificatore dei conflitti nel cuore della cristianità, sembrerebbe perseguita da Cosimo soprattutto tramite atti reiterati di carità pubblica, in occasione di eventi calamitosi (“EGENORUM PATRI” è dedicato il busto marmoreo, di Chiarissimo Fancelli, sulla facciata laterale della Loggia del Grano, a Firenze); con l’impegno costante, ereditato dal padre, nel contrastare la minaccia turca, anche mediante impegnative alleanze con un acerrimo nemico dei Turchi come l’emiro libanese Fakhr Al-Din (Faccardino), capo dei Drusi, pretesi discendenti dei Crociati, infine tramite l’opera di pacificazione dei contrasti tra Francia e Spagna.