Cosimo II e la difesa delle coste toscane
la nuova flotta e il sistema delle infrastrutture
Gabriele Capecchi
ABSTRACT
Particolare cura rivolge Cosimo II alla stabilizzazione dei confini terrestri, assolta perlopiù tramite vincoli matrimoniali con le potenze italiche, avvolgendo il Granducato entro una rete protettiva di alleanze. Ben altra è la strategia sul mare, dove matura il graduale trapasso dal modello statico – sebbene si rafforzino le difese costiere, da servire con unità territoriali e forze d’intervento rapido – a uno dinamico, tramite squadre navali di modernissima concezione per l’epoca. Decisiva è l’impronta di lord Robert Dudley, duca di ‘Northumbria’ (o Northumberland), esule presso la corte medicea, a cui si deve L’Arcano del mare (compendio di navigazione oceanica e tecniche di combattimento, oltre a numerosi portolani ‘universali’, dalle Antille al Giappone). Il manuale proponeva inoltre imbarcazioni dal progetto fortemente innovativo: peculiari le batterie di murata a due ponti e artiglierie standard (perlopiù ventiquattro pezzi di calibro 12-18 libbre). Si delineavano in tal modo le cosiddette ‘fregate’, riprese ben presto dalle principali marinerie d’Occidente e ancora in servizio durante la ‘guerra dei Sette Anni’ e quindi nel periodo napoleonico prive di sensibili varianti (i velieri oceanici di IV classe nella Royal Navy), capaci di operare a forte distanza e senza supporto logistico.
Ciò rese possibile nel 1618 l’impiego della flotta medicea sulle coste siriane, in appoggio all’emiro druso Fakhr Al-Din II, con lo sbarco di forniture militari e manodopera specializzata (se ne veda un resoconto nell’Istoria di Giovanni Mariti). Il riordino delle strutture cantieristiche fu intenso: la prima pietra del ‘Molo Cosimo’ a Livorno e la rinascita dell’Arsenale pisano, altresì un sistema diffuso di fonderie per cannoni (propedeutico in chiave artistica alla grande statuaria bronzea cinque-seicentesca, a partire dal misterioso mastro Jacques). Altro ancora è il rapporto ambiguo con il nemico “moro” e la reciproca piaga dello schiavismo, dove la guerra di religione tra civiltà diverse appare un mero pretesto per il dominio sul Mediterraneo.
Lungo e malinconico sarà il declino della flotta alla morte di Cosimo II: vendute a Luigi XIV le unità più prestigiose nel 1647, la Toscana dovrà subire nelle proprie acque scontri navali tra potenze europee, partecipando come comprimaria agli eventi bellici di fine Seicento.