Prolegomeni all’età di Cosimo II. Una presentazione

28 ottobre - 28 ottobre
17.00
Salone delle Adunanze, Accademia delle Arti del Disegno

Prolegomeni all’età di Cosimo II

Una presentazione

ABSTRACT

 

Rispetto ai fondatori del Principato, si ritiene tuttora Cosimo II personalità minore tra i dinasti granducali, complice il tranciante giudizio dell’illuminista Riguccio Galluzzi che lo vorrebbe prodromo della decadenza medicea, sebbene moderni studi ne abbiano rivalutato la complessa dimensione intellettuale (ex multis cfr.: Gabriele Capecchi, Cosimo II e le arti di Boboli. Committenza, iconografia e scultura, Firenze, Leo S. Olschki, 2008). Commissionato a Thomas Dempster nel 1616 (ma in stampa oltre un secolo dopo), De Hetruria regali configura il raffinato pensiero politico per situare il principe quale arbitro nell’inquieta Europa del primo Seicento – in merito si consideri la strategia di alleanze ‘matrimoniali’ (il successo diplomatico per le nozze di Luigi XIII e l’Infanta Ana María), altresì protagoniste principesse toscane (Eleonora/Felipe III, Caterina/il principe di Galles), frustrate rispettivamente dall’interferenza di Maria de’Medici e la precoce scomparsa di Henry Stuart) – a pari dignità tra le potenze del tempo, suggerendo una piena simmetria con Lorenzo il Magnifico. Dal personaggio si voleva mediare la statura di doctior vir coinvolgendo scienziati (Galileo Galilei e lo ‘Studio’ pisano), letterati (Michelangelo Buonarroti il giovane, come pure poeti e autori teatrali), artisti (i fratelli Pieratti e gli altri ‘scultorini’), al fine di crearsi quell’afflato di ‘regalità’, estraneo anche al ramo principale della famiglia, sia pure al prezzo delle attività mercantili.
Stimabile intorno a 25-30 milioni di scudi, il patrimonio personale favorirà opere per la sicurezza  dello Stato – il ‘Molo Novo’ livornese, quanto il naviglio militare innovato (emblematico Dell’Arcano del mare e l’opera di Robert Dudley) – insieme a costruzioni civili, o comunque d’interesse dinastico: peculiare nel programma cosimiano è il rinnovamento della reggia fiorentina, al contempo funzionale e didascalico, commisurato cioè a una dignitas astratta. Se le previste ai del palazzo accoglieranno i nuovi usi cerimoniali ma soprattutto le ampie raccolte pittoriche (Cosimo II diviene un collezionista compulsivo), è la costruzione di Boboli – intrapresa il 23 giugno 1611 – a soddisfare, unificandosi all’impianto cinquecentesco, l’onirico progetto della committenza, dove l’idea neoplatonica si fonde all’ambito naturale, rimodellato plasticamente (l’originario ‘Labirinto grande’ simulava nel 1618 le orbite dei ‘pianeti medicei’, rivelati dalle osservazioni galileiane). Figurando i valori dell’Afrodite Uranía (spirituale, entro cui si configurava il rispetto verso l’ordinamento olimpico e di riflesso il governo del principe), l’apparato decorativo era sovrapposto all’originario Orto dei Pitti fino all’area acrocora detta ‘del Cavaliere’, tramite apparati botanici (i ‘giardinetti’ di Madama, di Maria Maddalena d’Austria e di bulbose), o murari (la ‘Grotticina di Vulcano’ e l’Anfiteatro progettato, in realtà degli anni 1630-1634). L’opposto estremo fisico e metafisico si sviluppava in ossequio ad Afrodite Pandemos (eminentemente profana, preposta alla fecondazione e alla vita sessuale), il cui baricentro compositivo era strutturato intorno all’Isola – evocativa di Citera – e al padiglione di Venere afrodite (statua di Giovanni Caccini, oggi a Pisa, Museo S. Matteo) con il
corteo di Eroti intorno e interni alla fontana, originando un ciclo di opere riconducibili al mito (Saturno [Gherardo Silvani], Vulcano [Chiarissimo Fancelli]), come a tale fenomenologia (il Pentimento d’amore[Bartolomeo Rossi], la Frode [Giovan Francesco Susini]). Necessario ambito di mediazione è il ‘Viottolone’, il percorso rettilineo dove si alternano in ideale contrasto sculture dedicate ai vizi e alle virtù – richiamo verosimile il mito di ‘Ercole al bivio’ (lungo il percorso era posto in origine Ercole con il cane Plutone), altresì la Psychomachia di Prudenzio sotto il profilo etico – con riferimento particolare ai rapporti con gli umani (esemplare in tal senso la ‘gioiosa’ Proserpina nel restauro di Giovan Simone Cioli).
L’orizzonte terreno di Cosimo II non può che concludersi nella disamina delle sue fatali patologie, secondo un’interpretazione scientificamente più corretta rispetto agli storici scritti di Gaetano Pieraccini, quanto nei riflessi sulla committenza e si vedano in particolare le tele ispirate ai cosiddetti ‘Santi guaritori’ (San Carlo Borromeo, San Luigi dei Francesi risana gli infermi), rispetto alle opere di forma devozionale